IL CERVELLO E LE SUE
FUNZIONI
Introduzione
In
questo saggio si cerca di spiegare in modo generale il funzionamento del
cervello. Argomenti della trattazione sono: la percezione, la memoria, il
movimento volontario ed involontario.(parleremo del linguaggio in un saggio
successivo)
La
trattazione di questi argomenti è fatta seguendo pochi principi di carattere
generale, tali che l’intero sistema cerebrale risulta obbedire a poche
regole applicabili anche a sistemi cerebrali di animali inferiori.
Nel
testo vi sono numerosi esempi e ripetizioni di concetti. Ho preferito la
chiarezza ad un testo formalmente ineccepibile.
La
nostra trattazione segue un principio generale che è il seguente
La
mente o il cervello ha sempre una funzione attiva e costruttiva.
Tutte
le patologie devono essere spiegate come un difetto di costruzione. Possiamo
immaginare il cervello come una fabbrica che produce oggetti complessi come le
automobili. Essa è suddivisa in svariati settori nei quali sono prodotti,
assemblati e verniciati i molteplici componenti che determinano il prodotto
finale, in questo caso l’automobile. Se un settore non funziona bene, le
macchine sono difettose.
Ciò
che appare incredibile è il fatto che per la costruzione delle automobili
occorrono giorni, per la costruzione del mondo esterno il cervello impiega
frazioni di secondo. Microsecondo per microsecondo edifichiamo e riedifichiamo
non solo tutto ciò che appare esterno a noi stessi, ma anche i nostri pensieri,
ricordi, emozioni…
Questo
principio generale è importante poiché in modo più o meno consapevole i
neuroscienziati sono “realisti”. Essi sono convinti che esista una “realtà
esterna” a noi. Essa è composta da “oggetti”, con la loro forma, struttura,
dimensione, colore; con le loro relazioni spaziali e temporali.
Compito del cervello è semplicemente quello di “recepire”, ossia “trasferire”
all’interno della mente questa “realtà” preformata.
Le
molteplici teorie proposte, partendo da questo presupposto errato, sono
palesemente infondate, alcune addirittura assurde.
LA
PERCEZIONE
Il
meccanismo della percezione deve, necessariamente, essere semplice. Non
convincono le teorie attuali che ipotizzano complesse elaborazioni a vari
stadi. Infatti, quasi tutti gli animali sono in grado di vedere oggetti in
movimento, in brevi frazioni di secondo e, se per osservare un oggetto, il
cervello si perdesse in complesse elaborazioni, mancherebbe il tempo per
catturare la preda o sfuggire ad un predatore.
Tutti
i sistemi sensoriali si basano su principi generali comuni, ma, essendo quello
visivo il più studiato, tratteremo soprattutto della percezione visiva.
Si
ritiene che la visione comporti l’intervento di tre vie poste in parallelo, che
elaborano separatamente le informazioni relative al movimento, alle forme ed al
senso della profondità, e ai colori. Si tratta dei sistemi
1)
magnocellulare (movimento);
2)
parvicellulare interblob (forme e senso della profondità)
3)
parvicellulare blob (colori)
Il sistema magnocellulare è
specializzato per l’analisi del movimento e delle relazioni spaziali degli
oggetti; esso contribuisce anche alla visione stereoscopica. Questa via prende
inizio dalle grandi cellule gangliari di tipo M della retina, che proiettano
agli starti mognocellulari del corpo genicolato laterale del Talamo. La via
continua nello strato IVC e quindi negli strati IVB e VI di V1. Da qui essa
arriva alle strisce spesse di V2, prosegue in V3 e da qui in MT (V5), che è
l’area che Zeki[i] ha osservato
essere connessa con l’analisi del movimento e del senso della profondità. I
neuroni di questo sistema forniscono a tutti i livelli, risposte rapide e
transitorie. Sono relativamente insensibili ai colori. E’ stato osservato che
il sistema magnocellulare ha una certa capacità di contribuire alla percezione
del senso di profondità, mentre è del tutto inefficiente per l’analisi degli
oggetti statici.
“Il sistema parvo proietta allo strato
Cbeta dell’area 17 e da qui a due raggruppamenti cellulari degli strati 2 e 3
della stessa area, che si colorano diversamente con la citocromo ossidasi:
quelli scuri sono chiamati blob (bolla), quelli chiari interblob
Le
cellule blob sono sensibili al colore e proiettano alle striscie sottili
di V2 e da qui all’area V4 (giro fusiforme). Le cellule interblob si
connettono con le strisce pallide di V2 che sono sensibili all’orientamento
delle linee e sono connesse con V3.
In conclusione, movimento e stereopsi sono
competenza prevalentemente del sistema magno e hanno stazione terminale in V5.
Il colore è analizzato dal sistema parvo ed ha stazione terminale in V4.
Cellule sensibili alla direzione e quindi impegnate nella percezione della
forma sono presenti in più aree ma particolarmente in quelle V2, V3 e V4. Le
ulteriori proiezioni di questi sistemi seguono probabilmente due grandi vie,
ventrale e dorsale, che, secondo Mishkin e coll (1983)[ii]
trasmettono le informazioni elaborate dalle aree visive verso i centri
superiori. La via ventrale consiste in una serie di connessioni
multisinaptiche, che seguono il decorso del fascicolo longitudinale inferiore e
congiungono le aree occipitali con le aree temporali inferiori nelle quali
avviene l’identificazione visiva dello stimolo. V4 proietta a queste aree. La
via dorsale consiste in connessioni multisinaptiche, che seguono la via del
fascicolo longitudinale superiore e connettono le aree striate e prestriate con
il lobulo parietale inferiore, nel quale avviene la localizzazione dello
stimolo. MT proietta alla corteccia parietale (Livingston e Hubel, 1988)[iii]…”[1]
Le due funzioni dei sistemi
occipito/parietale e occipito/temporale.
In
questo articolo per semplificare il discorso non ci occupiamo dei colori.
Possiamo
affermare che alla visione dell’oggetto concorrono due sistemi:
1)
il
sistema occipito/parietale (via del “dove”, sistema magnocellulare)
2)
il
sistema occipito/temporale (via del “che cosa”, sistema parvicellulare)
Ad
ambedue i sistemi partecipa la corteccia frontale nelle modalità che saranno
chiarite in seguito.
Ciascun sistema espleta una sola fondamentale
funzione, la cui reiterazione consente la percezione degli oggetti.
I
due sistemi (via del “dove” e via del “che cosa”), occipito/parietale ed
occipito/temporale agiscono però, all’unisono nella costruzione dell’oggetto.
Sfondo
mobile e immobile (sistema dorsale); figura fissa e mobile (sistema ventrale).
Per
capire i concetti fondamentali che stiamo per esporre dobbiamo tenere a mente
che il cervello ha una funzione costruttiva. Esso quindi costruisce sia l’immagine
sia lo sfondo.
Il
sistema “dorsale” (occipito/parietale) ed il sistema ventrale
(occipito/temporale) integrano le loro funzioni per separare la figura dallo
sfondo
Il
sistema dorsale costruisce due sfondi, uno mobile ed uno immobile. Il sistema
ventrale costruisce due figure una mobile ed una immobile. Il sistema
magnocellulare o “dorsale” non costruisce i dettagli fini. Esso, infatti, è
preposto alla costruzione dei due sfondi. Il sistema parvicellulare o
“ventrale” costruisce i dettagli fini della figura, costruisce pure i colori,
essendo preposto alla costruzione degli oggetti.
Per
capire come ciò accade, facciamo un esempio esplicativo.
Immaginiamo
di dover tracciare con la penna una linea su di un foglio. Per poterlo fare è
necessario che mentre la penna scorre sul foglio, quest’ultimo stia fermo.
Infatti, se anch’esso si muovesse assieme alla mano, la linea non potrebbe
essere tracciata.
Vi
è però un secondo modo di tracciare la linea. Si può tenere ferma la mano e
muovere il foglio sottostante.
Non
esiste una terza possibilità. Se penna e mano si muovono contemporaneamente
oppure stanno ambedue immobili la linea non può essere tracciata.
L’esempio
su addotto spiega abbastanza bene come viene costruito lo “oggetto”.
Nel
nostro esempio, la mano con la matita è il sistema ventrale, il foglio è il
sistema dorsale.
Quando
osserviamo qualcosa, per esempio un bicchiere, il sistema oculomotore segue la
forma del bicchiere. Esso percorre un
itinerario preciso dettato dalla “forma dello “oggetto”. I numerosi segnali che provengono dalla
retina, in particolare quelli relativi alle variazioni di luminosità, eccitano
specifiche cellule del sistema colonnare della corteccia visiva primaria. Le
cellule sensibili alle variazioni di luminosità scaricano seguendo specifici
orientamenti di linee che costituiscono il contorno dello “oggetto”. Ricordiamo
che i segnali giungono al cervello ordinati dal sistema retinotopico.
Nel
tracciare questo profilo i due sistemi (dorsale e ventrale) devono separare i
numerosissimi segnali che provengono dai recettori sensoriali. Devono fare una
scelta. Porre l’attenzione su alcuni e scartarne altri. Se non vi fosse questa
selezione il sistema crollerebbe sotto il peso delle numerose informazioni.
Gli
elementi focalizzati dal sistema ventrale compongono la figura; gli elementi
focalizzati dal sistema dorsale costituiscono lo sfondo
Mentre
il sistema oculomotore segue la”forma del bicchiere” il sistema ventrale
traccia questa forma su uno sfondo immobile, costruito dal sistema dorsale.
Questa funzione viene espletata nell’emisfero destro.
Contemporaneamente
il sistema ventrale traccia la medesima forma rimanendo immobile; in questo
caso è la mobilità dello sfondo costruito dal sistema dorsale che consente di
disegnare la figura. Questa funzione è espletata nell’emisfero sinistro.
Immaginiamo
di dover effettuare il disegno di due oggetti, un bicchiere e una bottiglia.
Dapprima
realizziamo il primo disegno spostando la matita e tenendo fermo il foglio.
Successivamente stacchiamo la matita dal foglio, quindi eseguiamo il secondo
disegno.
In
questo caso i due oggetti disegnati occupano un “posto” diverso nello “spazio”
Effettuiamo
adesso lo stesso disegno utilizzando il secondo metodo, tenendo ferma la matita
e movendo lo sfondo. Effettuato il primo disegno stacchiamo la matita, nel
frattempo lo sfondo è andato avanti, adesso effettuiamo il secondo disegno,
sempre movendo lo sfondo. In quest’occasione i due oggetti sono disegnati in “successione
temporale”, prima l’uno, poi l’altro.
Nel
cervello, lo ribadiamo il sistema dorsale espleta la funzione del foglio, il
sistema ventrale quello della matita.
Proviamo
a tradurre in termini operativi il concetto di percezione visiva di più oggetti
nello spazio. Essa consiste nel disegnare nitidamente gli oggetti spostando la
matita su uno sfondo immobile.
Proviamo
a tradurre in termini operativi il concetto di rappresentazione di più oggetti
in successione temporale. Essa consiste nel disegnare nitidamente gli oggetti,
tenendo ferma la matita e movendo lo sfondo.
Supponiamo
di osservare la figura di un rettangolo
Il
cervello lo riconosce immediatamente. Affinché ciò sia possibile, il sistema
oculomotore deve tracciare il contorno secondo un preciso percorso.
.
Consideriamo
adesso il mondo fisico. Esso è costituito da oggetti mobili (corteccia
occipito/temporale destra) incollati su uno sfondo fisso (corteccia occipito/parietale
destra).
Possiamo
suddividere lo spazio costituito dal sistema occipito/parietale destro in due
parti:
1)
spazio oggettuale. E’ lo spazio del singolo oggetto, della singola figura costruita dal
sistema occipito/temporale destro
2)
spazio relazionale. E’ lo spazio di più oggetti posti in relazione l’uno
con l’altro
Se
sono danneggiati lo spazio oggettuale e lo spazio relazionale si
ha difficoltà nel costruire l’immagine dell’oggetto, la sua figura, nonché a
ricostruire la posizione nello spazio dei vari oggetti.
Le
lesioni alla corteccia parietale destra danneggiano lo spazio oggettuale e lo
spazio relazionale.
Consideriamo
adesso il mondo psichico. Esso è costituito da oggetti fissi (corteccia
occipito/temporale sinistra) incollati su uno sfondo mobile
Possiamo
suddividere il “tempo” costituito dal sistema occipito/parietale sinistro in
due parti.
1)
tempo oggettuale o durata. E’ il tempo di costruzione del singolo oggetto, della
singola figura costruita dal sistema occipito/temporale sinistro
2)
tempo relazionale. E’ il tempo di costruzione di più oggetti o le loro relazioni
temporali.
Le
lesioni alla corteccia parietale sinistra danneggiano il tempo oggettuale o
durata e il tempo relazionale.
IL
MOVIMENTO
Affinché
si possano percepire oggetti in movimento è necessario che i due sfondi e le
due figure si integrino in una percezione unitaria. Il movimento, infatti,
comporta la percezione di un oggetto in tempi diversi in luoghi diversi.
Nella
percezione visiva del movimento è dominante il sistema occipito/parietale
destro e quindi lo spazio; nella esecuzione volontaria o involontaria dei
movimenti è dominante il sistema occipito/parietale sinistro e quindi il tempo.
Consideriamo
adesso il movimento del corpo nello spazio. Supponiamo di muovere la mano destra
ad occhi chiusi.
Durante
questo gesto si ha una duplice consapevolezza. La prima riguarda la posizione
nello spazio della mano. Siamo consapevoli che la mano occupa, durante il
movimento posti diversi nello spazio. Ciò dipende dal sistema che costruisce lo
“oggetto” mano su uno sfondo fisso (lo spazio). Lo spazio è attivato dal
sistema parieto/parietale destro; lo “oggetto” mano è costruito dal sistema
parieto/temporale destro.
La
seconda consapevolezza riguarda la durata delle contrazioni muscolari che
muovono gli arti e i rapporti temporali di queste contrazioni. Siamo
consapevoli del tempo che l’arto impiega nel suo movimento.
Ciò
dipende dal sistema che costruisce lo “oggetto” mano su uno sfondo mobile (il
tempo). Il tempo è attivato dal sistema parieto/parietale sinistro; lo
“oggetto” mano è costruito dal sistema parieto/temporale sinistro.
L’integrazione
di queste due consapevolezze costituisce la consapevolezza del movimento
dell’arto nello spazio.
LE PATOLOGIE DEL SISTEMA OCCIPITO/PARIETALE
La
costruzione dei due sistema di riferimento si completa nella corteccia
parietale. Solo le patologie della corteccia parietale destra danneggiano solo
lo “spazio oggettuale” e lo “spazio relazionale”; analogamente solo le
patologie alla corteccia parietale sinistra danneggiano solo “il tempo
oggettuale” ed il “tempo relazionale”
Lesioni
nell’area visiva primaria oppure al confine tra l’area visiva primaria e la
corteccia parietale, possono danneggiare in qualsiasi punto avvengono, tanto lo
“spazio oggettuale” e lo “spazio relazionale” in costruzione quanto il “tempo
oggettuale” e il “tempo relazionale” in costruzione.
Ciò
è dovuto al fatto che, a questi livelli di elaborazione dei segnali provenienti
dalla retina, il sistema è ancora organizzato retinotopicamente.
Affermiamo
che, a questo livello, i due spazi e i due tempi agiscono a livello
retinotopico e sono presenti in tutto il campo visivo, ripartito nei due
emicampi destro e sinistro.
Avremo
così che, per la visione, una lesione destra a livello occipito/parietale,
dove lo spazio ed il tempo sono strutturati retinotopicamente può causare danni
tanto alla parte destra dello “spazio” (oggettuale e posizionale) e del
“tempo” (oggettuale e “relazionale), analogamente una lesione sinistra a
livello occipito/parietale dove lo spazio ed il tempo sono strutturati
retinotopicamente, può causare danni tanto alla parte sinistra dello
“spazio” (oggettuale e posizionale) e del “tempo” (oggettuale e “relazionale)
Disorientamento
visivo
Una
lesione che interessa la costruzione degli sfondi mobile e fisso a livello
retinotopico (i due spazi oggettuale e posizionale e i due tempi oggettuale e
relazionale) nella regione occipito/parietale, ha come conseguenza la patologia
nota con il termine di “Disorientamento visivo” Essa fu spiegata da
Holmes (1918)[iv].
“Egli
descrisse pazienti che non riuscivano a localizzare la posizione o la distanza
degli oggetti nello spazio solo per mezzo della vista. Non erano in grado di
raggiungere gli oggetti, né di valutare le relative dimensioni di oggetti nel
loro campo visivo. Un paziente (Private M.) ad esempio commetteva errori quando
gli veniva chiesto quale di due oggetti fosse più vicino a lui e aveva parecchi
problemi anche quando i due oggetti erano separati di 10 o 15 cm, a una distanza
di mezzo metro da lui. Egli commentava: “ Quando guardo un oggetto mi sembra di
andare più in là. Quando cerco di vedere qual è il più vicino sembra che
cambino posizione in ogni momento: quello che guardo direttamente sembra
scappare via”... I pazienti descritti da Holmes avevano anche difficoltà anche
nel fissare i singoli oggetti, i loro occhi non convergevano su un bersaglio ed
erano incapaci di seguire visivamente il movimento degli oggetti…”[2]
(
Questi
pazienti non riescono ad eseguire le più semplici azioni quotidiane quali, per
esempio, pranzare. Non riescono a localizzare correttamente il cibo nel piatto.
La loro condizione spesso è peggiore di quella dei ciechi.
“…Col
termine di atassia ottica si intende un deficit consistente in una
spiccata imprecisione di movimenti dell’arto superiore verso un obiettivo posto
nel campo visivo, in assenza di un deficit sensitivo o motorio capace di
spiegarne il sintomo.
Il
disturbo può estendersi a tutto il campo visivo o può essere localizzato ad un
solo emicampo (il destro o il sinistro). Può interessare entrambi gli arti
superiori o un solo arto. Seguendo la classificazione di Rondot e coll (1977)[v],
si parla di atassia visuo-motoria unilaterale quando il disturbo è localizzato
ad un solo emicampo visivo. Nell’atassia visuo-motoria bilaterale il deficit
interessa invece l’intero campo visivo. In entrambi i casi il disturbo può
colpire tutte due le mani o una sola mano. Nel caso riguardi la mano
omolaterale dell’emicampo esaminato si parla di atassia diretta, quando,
invece è interessata la mano controlaterale all’emicampo esaminato si parla di
atassia crociata …Mentre l’atassia ottica nella scimmia è limitata all’arto
controlaterale della lesione, nell’uomo il fatto che il deficit sia confinato a
un arto o a un emicampo spaziale sembra dipendere dal lato emisferico della
lesione: e così, se la lesione è a destra si osserva un’atassia di entrambi gli
arti superiori nel raggiungimento di obiettivi posti nell’emicampo sinistro,
mentre se la lesione è a sinistra, si osserva un deficit della mano destra in
entrambi gli emicampi e un deficit della mano sinistra limitato all’emicampo
controlaterale”. [3]
I pazienti affetti da questa patologia sono
in grado di fissare stimoli visivi (non sono affetti da disorientamento
visivo) e sanno indicare in modo appropriato stimoli tattili ed uditivi.
Hanno difficoltà nel raggiungere oggetti sotto la guida visiva. Il difetto non
è puramente visivo né esclusivamente motorio, piuttosto è un difetto di
coordinazione tra i due campi.
L’atassia
ottica è una patologia retinotopica e somatotopica; essa riguarda gli emicampi
visivi destro e sinistro organizzati retinotopicamente, nonché gli arti destro
e sinistro organizzati somatotopicamente.
Per
comprendere questa patologia, si deve considerare il fatto che prendere un
oggetto con la mano comporta due consapevolezze.
La
prima concerne il mondo fisico dell’oggetto osservato con il suo spazio
oggettuale e relazionale.
La
seconda consapevolezza riguarda il mondo psichico dell’arto con le sue
contrazioni muscolari ordinate nel tempo.
Rispetto
al movimento ad occhi chiusi, non finalizzato al raggiungimento di un oggetto
nello spazio, cambia lo spazio fisico e l’oggetto fisico.
Per
prendere un oggetto, per esempio una mela, infatti, le contrazioni muscolari
devono adattarsi allo spazio “oggettuale” e allo spazio “relazionale” della
mela.
Lo
spazio “oggettuale” della mela corrisponde alla componente distale del
movimento (fase di manipolazione) e cioè la tendenza della mano ad assumere in
anticipo una conformazione adatta all’oggetto da afferrare. Lo spazio
“relazionale” della mela, corrisponde alla componente prossimale del movimento
(fase di trasporto), che si manifesta nella precisione della direzione del
movimento.
A
mio avviso, avviene che lo spazio visivo a livello occipito/parietale
ripartito retinotopicamente nei due emicampi destro e sinistro occupa il posto
dello spazio propriocettivo. Ciò avviene nelle aree del lobulo
parietale superiore e del solco interparietale (interessate
dall’atassia ottica) (Perenin e Vighetto 1988)[vi]
(Pierrot-Desailligny e coll. 1986)[vii]
In
dettaglio, si può supporre che nell’emisfero destro proietta lo sfondo immobile
dell’emicampo visivo sinistro, che si integra con la propriocezione
dell’"arto superiore destro” .
Separatamente, nello stesso emisfero, proietta lo spazio dell’emicampo
visivo sinistro”, integrato con la propriocezione dell’arto superiore
sinistro”.
Diversamente
accade nell’emisfero sinistro nel cui lobulo parietale superiore e solco
interparietale proiettano “spazi” di entrambi gli emicampi”, che si
integrano con la propriocezione dell’arto superiore destro” e
separatamente, lo “spazio” dell’“emicampo visivo destro”, integrato con
la “ propriocezione dell’arto superiore sinistro”.
Agnosia
per la forma
Affinché
un oggetto sia separato dallo sfondo è necessario il buon funzionamento del
sistema occipito/parietale, per la ovvia ragione che la spazio oggettuale e lo
spazio posizionale sono importantissimi in questo compito. Analogamente se
bisogna discernere le figure che in un disegno appaiono sovrapposte, oppure
differenziare figure irreali ma possibili da figure irreali ma impossibili, è
fondamentale l’attività della corteccia occipito/parietale.
L’insieme
di queste patologie rientrano, secondo gli studiosi nella categoria di “agnosia
per la forma”.
Come
vedremo in seguito trattando delle agnosie legate alle patologie
occipito/temporali, la “agnosia per la forma” ha ulteriori modalità di
manifestazioni.
LE
PATOLOGIE DELLA CORTECCIA PARIETALE
Per
quanto riguarda la visione e il movimento volontario nella corteccia
parietale destra e precisamente nel lobulo parietale inferiore gli
sfondi fissi dei due emicampi destro e sinistro si integrano in un unico sfondo
che avvolge l’intero oggetto.
Nella
corteccia parietale sinistra e precisamente nel lobulo parietale
inferiore, gli sfondi mobili dei due emicampi, destro e sinistro, si
integrano in un unico sfondo che avvolge l’intero oggetto.
Il
primo, con le figure in esso incollate è il sistema di riferimento spaziale; il
secondo con le figure in esso incollate è il sistema di riferimento temporale
Un
danno al primo procura l’eminegligenza spaziale unilaterale; un danno al
secondo determina l’aprassia ideomotoria.
“Si
tratta di una sindrome caratterizzata da una alterata rappresentazione del
contenuto del lato sinistro (più frequentemente) o lato destro dello spazio. Il
paziente affetto da tale patologia si comporta come se non fosse più in grado
di percepire e concepire l’esistenza del lato sinistro dello spazio egocentrico,
corporeo ed extracorporeo.
Nella
lettura di parole o titoli di giornali la NSU si manifesta come amputazione del
segmento sinistro dello scritto e, spesso, nel caso di lettura di parole, come completamento patologico: il paziente
sostituisce al segmento omesso un frammento inventato, che dà tuttavia luogo,
di regola, a una parola realmente esistente nel suo lessico.
Invitato
a indicare il punto centrale di una linea orizzontale il paziente lo pone più o
meno spostato verso destra
Nel
disegno di una figura elementare come una margherita o il quadrante di un
orologio vengono omessi petali ed ore nel lato sinistro.
Manifestazioni
di NSU possono essere presenti indipendentemente dal controllo visivo. Il
paziente, ad occhi chiusi non riesce a toccare con la destra la propria mano
sinistra. Per quanto riguarda la sfera extracorporea, nella ricerca cieca di
oggetti sparsi sulla superficie di un tavolo, il paziente tralascia quelli
posti a sinistra. Nella modalità uditiva, l’ammalato disloca verso destra uno
stimolo acustico dicotico (Altman e coll., 1978)[viii]
(Bisiach e coll 1984)[ix].
Fenomeni
di NSU possono essere rilevati, indipendentemente da qualunque stimolazione
sensoriale, nella sfera della pura rappresentazione mentale. Si chiede al
paziente di formare l’immagine visiva di una determinata configurazione (una
stanza del proprio appartamento), secondo una prospettiva ben precisa e rigida,
e di descriverne i dettagli. Nel fare ciò il paziente può omettere particolari
salienti localizzati a sinistra. Se immediatamente dopo gli si chiede di
ridescrivere la stessa configurazione secondo una prospettiva esattamente
opposta alla prima, è possibile rilevare come i particolari precedentemente
omessi in quanto localizzati a sinistra, vengano ricordati, una volta
mentalmente trasferiti a destra e viceversa.
Nei
pazienti affetti da NSU si possono manifestare dissociazioni cospicue,
difficilmente spiegabili. Un paziente può invariabilmente leggere solo le
ultime due lettere di parole che gli vengono presentate, anche se il foglio su
cui sono scritte è posto completamente alla sua destra, mentre non compie alcun
errore in una prova di indicazione di bersagli su un foglio delle stesse
dimensioni. Un altro paziente può comportarsi in modo completamente opposto…
E’
possibile che dissociazioni di comportamento compaiono anche in prove
interessanti diverse modalità sensoriali.[4]
E’
importante sottolineare il fatto che la NSU si può presentare tanto con lesioni
nella corteccia parietale destra (più frequentemente), quanto con lesioni nella
corteccia parietale sinistra.
Tuttavia
i pazienti destri si differenziano dai pazienti sinistri poiché i primi hanno
danni nello sfondo fisso su cui è stampata la figura pregnante, i secondi hanno
un danno nello sfondo mobile su cui sono incollate le figure scartate.
Facciamo
alcuni esempi. In test di cancellazioni di linee, elaborato da Albert (1973)[x],
i pazienti sono chiamati a cancellare in un gruppo di linee sparse in un
foglio, ogni linea orientata diversamente.
Il
37% di pazienti con lesioni emisferiche destre ed il 30% di casi con lesioni
sinistre omettevano una o più linee. C’era però una differenza nella
distribuzione delle omissioni: i casi con lesioni destre tralasciavano più stimoli
a sinistra, mentre i casi con lesioni sinistre facevano più errori casuali,
omettendo di cancellare non solo stimoli a destra e al centro del foglio ma
anche dimenticando stimoli a sinistra.
La
spiegazione è la seguente. La lesione destra distrugge una porzione dello
spazio “oggettuale” delle linee. Esse sono, quindi tagliate. Una lesione
sinistra comporta difficoltà nella ricerca di linee sparse nello spazio. Questa
ricerca è infatti attivata dal sistema occipito/temporo/parietale sinistro,
dove è prevalente l’elemento temporale del “prima” e del “dopo”. Il paziente
sbaglia perché è alterato l’oggetto psichico con la sua durata.
Altri
studiosi hanno esaminato sistematicamente il ruolo del test nell’evidenziare la
presenza di negligenza in seguito a lesioni destre o sinistre. Gainotti,
D’Erme, Monteleone e Silveri (1986)[xi]
condussero uno studio in cui doveva essere esaminato un gruppo di figure di
animali allo scopo di indicare la presenza o l’assenza di un bersaglio
presentato visivamente. Fu trovata un’incidenza di negligenza simile alle
lesioni destre e sinistre. In un compito più complesso da un punto di vista
percettivo (ricerca di un bersaglio in figure sovrapposte), il gruppo con
lesioni destre risultava selettivamente compromesso perché tralasciava gli
stimoli che si trovavano sul lato sinistro della figura composta. Questi
studiosi ritennero che i pazienti con lesioni destre (o negligenza sinistra)
mostravano il disturbo in presenza di quegli stimoli che potevano essere “visti
con una singola fissazione”. Le lesioni sinistre davano origine a negligenza in
compiti meno definiti che richiedevano ricerca attiva.
La
nostra interpretazione è la seguente: Lo sfondo fisso o “spazio oggettuale” è
fondamentale per la costruzione (il disegno) della figura.. Un danno allo
sfondo mobile crea difficoltà nella costruzione della figura che viene tagliata
Al
contrario un danno allo sfondo mobile della corteccia parietale sinistra
impedisce la ricerca ordinata degli oggetti.
L’aprassia ideomotoria
“Si
parla di aprassia quando un paziente
non riesce ad eseguire un gesto richiestogli dall’esaminatore, benché non abbia
difetti di moto, di senso, di coordinazione, che giustifichino il suo
fallimento, o perché sono assenti in assoluto, o perché non interessano l’arto
esaminato, che di solito è quello omolaterale alla lesione. Raramente l’aprassia appare nell’attività di tutti i
giorni, benché la sua frequenza sia considerevole – dell’ordine del trenta per
cento dei cerebrolesi sinistri – quando venga esaminata con prove ad hoc. Il
fatto è che questo sintomo è contraddistinto al massimo da quella dissociazione
automatico-volontaria sulla quale aveva richiamato l’attenzione Jackson a
proposito dell’afasia. Lo stesso
gesto che è eseguito correttamente in risposta a sollecitazioni contestuali o
ad esigenze interiori, fallisce quando viene richiesto dall’esaminatore, fuori
da ogni motivazione interna o esterna e quindi come produzione artificiale e
altamente intenzionale…
La
frattura nell’organizzazione gestuale può avvenire per due ragioni: o perché il
paziente non sa cosa deve fare, non riesce, cioè, a rappresentarsi mentalmente
il gesto da compiere, o perché egli non è in grado di tradurre la sequenza
motoria che ha in mente in un corretto programma innervatorio, non sa, cioè,
come fare. A questi due tipi di disturbo corrispondono, rispettivamente, l’aprassia ideativa (AI) e l’aprassia ideomotoria (AIM)”[5]
L’aprassia ideomotoria insorge
frequentemente dopo lesioni del lobulo
parietale inferiore sinistro[xii].
Abbiamo
scritto in precedenza che il movimento di una parte del nostro corpo, per
esempio la mano, comporta la consapevolezza del mondo psichico dell’arto con le
sue contrazioni muscolari ordinate nel tempo. Questa consapevolezza è dominante
rispetto alla consapevolezza dell’oggetto fisico collocato nello spazio. Per
tale motivo, quando ci muoviamo nello spazio che ci circonda la “percezione”
degli oggetti e la loro localizzazione è subordinata alla consapevolezza
della “durata” del movimento e delle sue relazioni temporali.
In
fondo, muovere una mano in vari punti di una stanza è come effettuare una
ricerca con gli occhi di oggetti sparsi nella stessa stanza.
Lesioni
al lobulo parietale sinistro, distruggendo lo sfondo mobile, danneggiano
l’organizzazione temporale della ricerca oculare e della ricerca manuale.
L’autotopoagnosia
Descritta
per la prima volta da Pick (1908)[xiii],
l’autotopoagnosia. (perdita della conoscenza spaziale del proprio
corpo) consiste in una difficoltà selettiva (riguarda solo le parti del corpo)
ad indicare, sia su ordine verbale, che su imitazione, parti del corpo che
vengono correttamente riconosciute una volta isolate da parte dell’esaminatore.
Si tratta di una patologia abbastanza rara.
Per
diagnosticare la seguente patologia si usano test che richiedono una mediazione
verbale e test non verbali.
Un
esempio di test con mediazione verbale è l’invito volto al paziente di toccare
su di sé una parte del corpo su comando verbale (Tocca l’orecchio sinistro!).
Un esempio di test non verbale consiste nell’invito volto al paziente di
toccare su se stesso la parte del corpo corrispondente ad un disegno mostrato
dall’esaminatore.
L’autotopoagnosia
si manifesta dopo lesioni tumorale della corteccia parietale sinistra.
Per
spiegare questa patologia è stata proposta una ipotesi spaziale
“Se si considera il corpo come un insieme finito,
l’isolamento di una parte specifica richiede la costruzione di un’immagine
mentale della disposizione spaziale di come le varie parti siano poste in
relazione tra di loro e nell’intero insieme: se tale capacità viene a mancare
si osserverà una dissociazione tra riconoscimento e denominazione da una parte
e indicazione e descrizione dei vari distretti corporei dall’altra. Tale
dissociazione rappresenta la caratteristica principale dei pazienti
autotopoagnosici
A differenza dei disturbi della conoscenza corporea da
lesione emisferica sinistra, una lesione emisferica destra, può
manifestarsi con grossolani disturbi della consapevolezza corporea, fino alla
negazione esplicita dell’esistenza dell’emisoma (emisomatoagnosia).
Nelle attività di ogni giorno il paziente può
comportarsi come se la metà sinistra del corpo non esistesse, tralasciando di
rasare o truccare l’emifaccia sinistra o non infilando la stanghetta sinistra
degli occhiali.”[6]
Lesioni
parietali all’emisfero sinistro impediscono, per i motivi già chiariti in
precedenza, una ricerca attiva delle parti del corpo che non sono
individuate.
Lesioni
parietali dell’emisfero destro tagliano lo spazio “oggettuale” causando la
cancellazione di una parte del proprio corpo.
“Kossilyn
e collaboratori (1989)[xiv]
hanno dimostrato che i giudizi spaziali di tipo categoriale (sopra/ sotto,
destra/ sinistra) vengono svolti più rapidamente quando gli stimoli sono
presentati nell’emisfero sinistro, mentre le valutazioni delle distanze
(giudizi in termini di coordinate visuo-spaziali) sono più rapidi per stimoli
presentati all’emisfero destro.
E’
possibile che, quando consideriamo la destra o la sinistra di un oggetto o
dello spazio nonché il sopra ed il sotto, effettuiamo una ricerca il cui
elemento dominante è il tempo.
LA
MEMORIA
Prima
di illustrare la funzione e le patologie legate alla corteccia temporale
(costruisce le due figure) è necessario chiarire, anche se per sommi capi, il
funzionamento della memoria.
Di
questo argomento ci occuperemo, nei dettagli, in un altro saggio.
Al
fine della comprensione di quanto verrà di seguito espresso, possiamo affermare
che la memoria è un ricostruire quanto è stato costruito in precedenza.
Quando,
per esempio, vediamo un “oggetto”, per esempio il nostro cane, i recettori
sensoriali della vista attivano i sistemi occipito/parietale ed
occipito/temporale che costruiscono le due figure e i due sfondi. Quando ci
“rappresentiamo mentalmente” l’immagine del nostro cane, alcune strutture
subcorticali riattivano i centri corticali occipito/parietale ed
occipito/temporale che ricostruiscono figure e sfondi.
La
differenza tra “percezione” e “rappresentazione mentale” è determinata
esclusivamente dai circuiti che attivano i sistemi del “dove” e del “che cosa”
(dorsale e ventrale per la visione). Quando il circuito è costituito dai
recettori sensoriali + il talamo si ha la “percezione”. Quando il circuito è
costituito da ippocampo + corpi mammillari + talamo si ha la “rappresentazione
mentale”.
L’ippocampo,
i corpi mammillari ed il talamo hanno funzioni diverse.
Chiariamole
con un esempio.
Supponiamo
di guardare per la prima volta una persona, di nome Francesco. I recettori
della retina inviano i loro segnali al “talamo”
Il
talamo fa scaricare ordinatamente le colonne dei due sistemi ventrale e
dorsale, in tal modo Francesco viene costruito all’interno dei sistemi di
riferimento spazio/temporali.. I due sistemi, intanto, inviano impulsi all’ippocampo.
Questa struttura subcorticale ha il compito di costruire un “codice di
attivazione” . I corpi mammillari conservano questo codice di
attivazione costruito dall’ippocampo sotto gli impulsi della corteccia.
Se
il giorno dopo richiamo alla mente la “immagine” di Francesco, i corpi
mammillari, utilizzando i loro codici di attivazione, inviano segnali al talamo
che mette in funzione i due sistemi, “dorsale” per gli sfondi, “ventrale” per
le figure. In tal modo la rappresentazione mentale è costruita. Rispetto alla
percezione, la “rappresentazione mentale” è poco nitida, non essendo attivata
dai recettori sensoriali della retina.
Il
ricordo si differenzia dalla rappresentazione mentale in quanto esso ha
la funzione di riconoscere immediatamente un oggetto e di integrare la
percezione con l’esperienza vissuta.
Vediamo
come funziona.
Supponiamo,
dopo una settimana di incontrare Francesco. Ancora una volta i recettori della
retina inviano i loro segnali al talamo che attiva le due vie del “dove” e del
“che cosa”. I due sfondi e le due figure vengono in tal modo costruite.
Contemporaneamente
si attiva il circuito subcorticale, corpi mammillari – talamo. Esso invia
segnali alla corteccia affinché costruisca autonomamente le due figure. Queste
due figure, immobile e mobile, contengono l’impronta degli sfondi
di Francesco già percepiti, la settimana precedente. Lo sfondo, infatti,
avvolge la figura, la quale ne è la parte mancante.
Sui
due sfondi percepiti si inseriscono le figure conservate in memoria. In
tal modo il cervello le riconosce.
Ovviamente
è possibile il procedimento inverso. I circuiti subcorticali attivano gli
sfondi su cui si inseriscono le figure costruite nella percezione.
Se
ad essere danneggiata è la corteccia temporale è impedito il primo
procedimento. Si ha in questo caso l’amnesia mnestica. Se ad essere
danneggiata è la corteccia parietale viene impedito il secondo procedimento. Si
ha in questo caso l’amnesia appercettiva.
Quanto
abbiamo su detto sul ricordo è la spiegazione più semplice. In effetti è ovvio
che il meccanismo debba essere più complesso. Basti pensare che, entrando nella
nostra stanza da pranzo, con un breve sguardo ricostruiamo lo spazio
circostante con gli oggetti presenti.
A
mio avviso vi è una integrazione delle nuove esperienze con l’intera nostra
conoscenza. Essa avviene sfruttando più figure e più sfondi costruiti dai due
sistemi. Alcuni aiutano ad arricchire l’esperienza, altri costituiscono la
semplice percezione. D’altronde si sa che tanto la via parvicellulare quanto la
via magnocellulare sono formati da più vie parallele che proiettano nella
corteccia.
Perché
non supporre che ciascuna via costruisca una propria figura ed un proprio
sfondo?
Questo
spiegherebbe perché quasi tutte la patologie hanno numerose dissociazioni. La NSU,
per esempio, può colpire selettivamente la rappresentazione mentale, essendo
salvaguardata la percezione; oppure può accadere l’inverso.
LE
PATOLOGIE DEL SISTEMA OCCIPITO/TEMPORALE
A
livello occipito/temporale dove i costrutti sono organizzati retinotopicamente,
le patologie interessano i primi stadi di costruzione delle due “figure” o
“oggetti”, la prima legata al mondo fisico (emisfero destro); la seconda legata
al mondo psichico (emisfero sinistro)
“Questa
patologia identifica la incapacità di cogliere l’input sensoriale in una forma
pregnante che si stacchi rispetto allo sfondo ed ad altre figure. Il paziente
fallisce in compiti di accoppiamento di figure uguali, nel seguire con uno
stilo i contorni di una figura, nel discriminare un quadrato da un rettangolo o
un ellissi da un cerchio e non è in grado di copiare un disegno elementare”.[7]
(Con linguaggio realistico è
descritta la funzione della corteccia occipito/temporale di costruire la
figura.
LE
PATOLOGIE DELLA CORTECCIA TEMPORALE
Questo
tipo di agnosia concerne stati di elaborazione più avanzata del processo di
costruzione delle figure.
Il
termine associativa è, a mio avviso improprio. Come vedremo in seguito, le
varie associazioni sono realizzate nella corteccia frontale per cui non vi è
alcun legame tra una figura ed un’altra nella corteccia temporale. Io parlerei
di integrazione dell’esperienza. Se, per esempio, entriamo in una stanza mai
vista prima, questa immagine, attiverà, a livello subcorticale e, perché no,
anche a livello percettivo, (le figure come abbiamo supposto sono più d’una)
rappresentazioni di una conoscenza generale delle stanze. Sappiamo che hanno
una forma di parallelepipedo, che alcune sono provviste di porte e/o finestre.
Già la stessa luminosità ci fa comprendere, prima ancora della sua visione diretta,
la presenza di un’apertura (porta o finestra) da cui filtra la luce. Fatto
analogo avviene per quanto riguarda i vari oggetti, per esempio i televisori. I
vari costrutti si sovrappongono costituendo una immagine generale che si attiva
quando viene visto un nuovo televisore con il suo sfondo.
Un
altro modo in cui, nella corteccia temporale gli oggetti possono “associarsi” è
quello di percepirli unitariamente.
LA
CORTECCIA FRONTALE
Compito
della corteccia frontale è quello di associare i costrutti delle aree primarie
temporale e parietale In tal modo costruisce i significati e quindi, per quanto
riguarda l’uomo i pensieri
In
che modo la corteccia frontale attua questo processo?
Supponiamo
di osservare due oggetti posti nello spazio per esempio “Giovanni” ed una
“cesta di pane”
I
sistemi dorsale e ventrale costruiscono due sfondi e due figure. Abbiamo così
due “oggetti fisici” e due “oggetti psichici”.
Consideriamo
lo “oggetto fisico”
Il
cervello costruisce la prima figura con lo sfondo; prima di costruire la
seconda figura effettua una pausa attenzionale. Se così non facesse, infatti,
non vedremmo figure separate ma un groviglio di immagini mischiate l’una
all’altra. Dopo questa pausa costruisce il secondo oggetto. Possiamo
rappresentare così questo processo:☺→☻
Durante
la pausa, lo sfondo viene attivato, altrimenti per una frazione di secondo il
mondo fisico scomparirebbe nel nulla. Diciamo che la costruzione dello sfondo
accompagna la costruzione delle due figure con la pausa interposta. Indichiamo
lo sfondo fisico della corteccia parietale destra tramite una parentesi. La
rappresentazione completa sarà: (☺→☻)
Compito
della corteccia frontale in questo costrutto è quello di associare le figure
della corteccia occipito/temporale con lo sfondo della corteccia
occipito/parietale.
La
corteccia frontale, inoltre, tiene insieme tramite la memoria di lavoro i due
oggetti con lo sfondo. Indichiamo con una parentesi graffa la memoria di
lavoro, avremo:
{(☺→☻)}
Il
costrutto sopra raffigurato è il prototipo dei “verbi”. Si tratta di un
passaggio da un oggetto ad un altro all’interno di uno sfondo che tiene insieme
i due oggetti, il tutto unificato dalla memoria di lavoro.
Supponiamo
che la corteccia frontale costruisca la prima figura con lo sfondo e dopo la
pausa attenzionale tolga lo sfondo alla seconda figura. In questa circostanza
la figura viene cancellata, se ne avrebbe una rappresentazione inconsapevole.
Possiamo raffigurare questa circostanza così:
{(☺→)◘}
Il
passaggio verbale è, in questo caso eliminato. Questa è la struttura di tutti i
sostantivi.
Se
ad essere eliminato è lo sfondo della prima figura avremo:
{◘(→☻)}
Abbiamo
in questo caso la struttura di tutti gli aggettivi
Combinando
in vari modi figure e sfondi di oggetti fisici e psichici la corteccia frontale
costruisce i molteplici significati nonché i pensieri.
Per
esempio il pensiero “Giovanni curioso” potrebbe corrispondere alla struttura:
{(☺→)◘(→☻)}
“Giovanni
guarda Francesco” potrebbe corrispondere alla seguente struttura:
{(☺→☺)◘(→☻)}
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