CIRCUITI
ATTENZIONALI
L’attività
mentale è realizzata da circuiti. Il circuito dorsolaterale e il circuito
oculomotore[i]
costituiscono il sistema operativo.Il circuito orbitario laterale
e il circuito orbitario mediale costituiscono il sistema semantico
Questi circuiti sono formati da numerosi sottocircuiti interconnessi.
Essi
generano i concetti, gli oggetti fisici, i pensieri.
Possiamo affermare che la funzione di tali sistemi concerne la costruzione
degli “psicostati”. I neurostati, invece, sono attività neuronali
di specifiche aree corticali o subcorticali.
Fanno
parte di ciascun circuito aree corticali e subcorticali
Il sistema
operativo ha il compito di costruire i movimenti e gli “oggetti
fisici”.
Il sistema
semantico costruisce i significati.
La
sedia che sta davanti ai miei occhi, nasce dall’agire del sistema operativo
diviene un “oggetto significativo” dopo l’intervento del sistema
semantico. La stessa cosa avviene con i movimenti. Il sistema
operativo costruisce i movimenti, il sistema semantico rende
significativo ciò che il sistema operativo ha costruito; il movimento quindi
acquista un suo significato.
Il sistema
semantico è la guida del sistema operativo. Nell’agire del sistema
operativo la scelta delle azioni da compiere dipende dalle informazioni che
il sistema semantico gli invia.
In
qualsiasi momento della nostra giornata, i recettori sensoriali di tutti i
sensi entrano in contatto con l’ambiente esterno. Essi inviano nelle aree
primarie della corteccia impulsi nervosi che vengono elaborati in modo
automatico attraverso vari stadi. In questo momento in cui scrivo, per esempio,
dai recettori sensoriali dei piedi provengono impulsi alla corteccia
somatosensitiva primaria da qui attraversano vari stadi di elaborazione. Questi
processi avvengono automaticamente ed in modo inconsapevole. Chiamiamo questi
costrutti con il termine di “presenziati”. Essi, infatti, sono presenti
alla coscienza anche se non “percepiti”. Siamo ad un livello di
conoscenza preattenzionale. Affinché ciò che è presenziato divenga
percepito è necessario l’intervento dell’attenzione
I sistemi
operativo e semantico, come abbiamo già detto, sono costituito da numerosi
circuiti. Si tratta di circuiti attenzionali. Il loro compito è quello
di trasformare un messaggio inconsapevole e quindi preconscio in un messaggio
conscio (psicostato).
Il
compito dei circuiti attenzionali nella costruzione dell’oggetto fisico è
all’apparenza semplice. Ciascuno di essi deve essenzialmente integrare in uno spazio
i dati preattenzionali (presenziati). Per fare ciò deve attivare uno spazio
là dove proiettano i recettori sensoriali; esso deve inoltre essere commisurato
ai dati sensoriali. In altri termini la sintesi tra materia (dati sensoriali)
fornita dai presenziati e forma (spazio) fornito dall’attenzione deve essere
perfetta, combaciare punto per punto.
In
questo compito la corteccia prefrontale si occupa dei tempi di
attivazione. Gli spazi si attivano nella corteccia parietale (sistema
operativo) ed in quella temporale (sistema semantico).
Si
può considerare l’attività dei circuiti attenzionali come un “processo
cinematico” (spazio/temporale) che si realizza microsecondo per
microsecondo.
Chiamo
col termine momento attenzionale[ii]
il costrutto più semplice di un circuito attenzionale.
Il momento
attenzionale consta di due componenti: una
“spaziale” ed una “temporale”.
Un
oggetto fisico è costituito da numerosi momenti attenzionali correlati.
Anche
i movimenti sono costituiti da più momenti attenzionali correlati insieme. Un
singolo momento attenzionale agisce sulla corteccia motrice primaria generando
la contrazione di un muscolo e il rilassamento di quello complementare.
Ciascun
momento attenzionale si applica a componenti sensoriali. Nel caso del movimento
la componente sensoriale è data dalla corteccia motrice primaria; nel caso
della percezione la componente sensoriale origina nelle cortecce sensitive
primarie
Negli
schemi che utilizzeremo di seguito, la componente relativa al tempo di
pertinenza della corteccia prefrontale sarà indicata con un “punto”, gli spazi
con una “linea”, (lo spazio in movimento con una linea tratteggiata). Per
semplicità non utilizzeremo schemi concernenti singoli momenti attenzionali,
bensì gruppi associati
Tra
i sistemi percettivi il più studiato è quello della visione. E’ risaputo che,
in maniera automatica, le informazioni provenienti dai recettori sensoriali
della retina, si ripartiscono in più vie parallele che elaborano: i colori, il
movimento, lo spazio e la forma dell’oggetto…[iii]
Quando
percepiamo un oggetto, il primo sistema che agisce è quello operativo. Esso, tramite la corteccia prefrontale, attiva due spazi. Si tratta dello spazio
strutturale dell’oggetto da percepire (spazio strutturale) e dello spazio che
guida i movimenti oculari (spazio oculomotore). Quest’ultimo sulla base delle
informazioni dello spazio strutturale (riferimento) guida il movimento degli
occhi, che effettuano la scansione dell’oggetto. Le informazioni sensoriali
dalla retina giungono nella corteccia visiva primaria da qui tramite più vie
poste in parallelo proiettano:
1)
nella corteccia parietale (spazio strutturale) chiudendo il circuito. In tal modo
lo spazio strutturale che guida i movimenti oculari si conforma alla “realtà
esterna”
2)
nell’area V4 (spazio dei colori)
3)
nella corteccia inferotemporale (oggetto)
In
un secondo momento interviene il sistema semantico.
Esso agisce sulle informazioni provenienti dai
recettori sensoriali. Queste informazioni, sono dettagliate e colorate (sistema
parvicellulare). Esse giungono ben organizzate in seguito alla scansione
effettuata dal sistema operativo.
Il sistema
semantico ricostruisce lo spazio, che è conforme a quello strutturale
(parietale)
I tempi
di ricostruzione del sistema semantico diventano tempi di
riferimento per il sistema operativo
Abbiamo
così un doppio controllo. Lo spazio semantico ha come riferimento lo spazio
operativo; il tempo operativo ha come riferimento il tempo semantico.
Una
regola generale di questa teoria è che ad ogni tempo corrisponde uno spazio ed
ad ogni spazio corrisponde un tempo. Quindi lo spazio operativo su cui la mente
attiva la scansione col sistema oculomotore ha il proprio tempo di attivazione.
Anche la scansione dell’oggetto da parte del sistema oculomotore ha il suo
tempo di attivazione, che dipende dal tempo operativo.
Prima
di andare avanti nella trattazione è necessaria una digressione
Durante
gli interventi su pazienti con patologie cerebrali sono stati condotti numerosi
studi.
Interessante
è il seguente esperimento.[iv]
Si
stimolano con un elettrodo alcuni neuroni della corteccia somatosensitiva
primaria. Il paziente, che è sveglio, riferisce di percepire una sensazione
somatica corrispondente alla parte del corpo (per esempio l’alluce del piede
destro) i cui recettori sensoriali proiettano sui neuroni della corteccia
attivati.
Se
qualche millisecondo dopo questa stimolazione, viene toccata una
parte del corpo del paziente (per
esempio l’alluce del piede sinistro), il paziente riferisce di aver percepito prima
il tocco all’alluce del piede sinistro e dopo la stimolazione
dell’alluce del piede destro. Come si spiega questo fatto?
E’
lecito supporre che a livello di percezione cosciente, il tempo venga
commisurato sulla base degli stimoli periferici e non sulla base della
registrazione corticale.
Dal
momento che il tempo della realtà è commisurato sul momento in cui i
recettori sensoriali vengono attivati, abbiamo l’impressione che l’oggetto sia
ben formato davanti ai nostri occhi e che la scansione da parte del sistema
oculomotore dell’oggetto trasferisca nel nostro cervello ciò che è presente e
completo nella sua struttura fuori di noi.
In
effetti l’oggetto è una complessa costruzione che avviene ben due volte, la
seconda delle quali è quella percepita. La realtà che ci circonda è quella
costruita la seconda volta dal sistema semantico. Essa è infatti significativa.
Nella realtà sono presenti alberi, strade, case,…
Se
l’oggetto è in movimento il sistema oculomotore compie due funzioni. La prima è
quella di delimitare l’oggetto, la seconda funzione è quella di seguirlo nella
sua traiettoria. Espleta la prima funzione, tramite il proprio spazio
oculomotore di cui si è detto. La seconda funzione avviene per mezzo di uno
spazio oculomotore dinamico. Anche questo, come il precedente ha un riferimento
nella corteccia parietale. Si tratta dello spazio strutturale dinamico. Lo
spazio oculomotore dinamico guida il movimento degli occhi, che seguono il movimento dell’oggetto. Le
informazioni sensoriali dalla retina giungono nella corteccia visiva primaria
da qui proiettano nell’area MT/V5 da quest’area giungono:
a)
nella corteccia parietale (spazio strutturale dinamico) chiudendo il circuito.
In tal modo lo spazio strutturale dinamico che guida i movimenti oculari di
inseguimento si conforma alla “realtà esterna”
b)
nella corteccia inferotemporale (oggetto dinamico)
Lo
spazio strutturale parietale è stato ipotizzato con diversa terminologia da
numerosi studiosi[v] per spiegare
la “agnosia appercettiva”. Si tratta di una sindrome parietale nella
quale i pazienti, tra l’altro, non riconoscono oggetti fotografati da
prospettive insolite.
Anche
la eminegligenza spaziale unilaterale[vi]
è una sindrome parietale che può essere spiegata con la distruzione a livello
di neurostato dello spazio strutturale degli oggetti
Il
movimento altro non è che una serie ordinata di momenti attenzionali
applicati ai muscoli tramite i motoneuroni della corteccia motrice primaria.
Come tali hanno una componente temporale (corteccia prefrontale) ed una
spaziale (corteccia parietale) Ricordiamo che la corteccia motrice primaria
controlla l’intensità della contrazione muscolare, tramite la frequenza di
scarica dei motoneuroni.
Chiamiamo
“centro motorio” lo spazio
parietale
Durante
il movimento i fusi neuromuscolari e i recettori sensoriali dei
piedi inviano alla corteccia somatosensitiva informazioni sulla posizione
della gamba. Da essa le informazioni sensitive giungono al centro
motorio. In tal modo esso si adatta alla “realtà esterna”.
I
recettori sensoriali ed i fusi neuromuscolari inviano alla corteccia
somatosensitiva primaria non solo informazioni relative alla posizione ma anche
informazioni propriocettive
Esse
proiettano, oltre che nel centro motorio anche nella corteccia temporale.
Qui si attiva il sistema semantico Esso ricostruisce lo spazio,
analogo a quello del centro motorio, con il proprio tempo. Questo tempo
diviene riferimento del tempo operativo
Ciò spiega perché lesioni alla corteccia
somatosensitiva primaria procura paresi di quella parte del corpo che proietta nel
punto lesionato. Viene a mancare l’informazione al sistema semantico che guida
il sistema operativo.
Supponiamo
di prendere un oggetto in mano un bicchiere. La mano assume la forma del
bicchiere. Essa agisce come il sistema oculomotore fa con la vista, effettua
una scansione dell’oggetto. In questa scansione il centro motorio è
guidato dallo spazio operativo dell’oggetto. Le informazioni sensoriali
di ritorno consentono al centro motorio ed allo spazio operativo
di conformarsi alla “realtà esterna”. Queste informazioni, inoltre proiettano
al corteccia temporale ed innescano il sistema semantico. La costruzione
spaziale viene ripetuta e l’oggetto viene riconosciuto da quest’ultimo sistema.
A
questo punto si può fare una semplice obiezione. Ma se noi tastiamo con la mano
un oggetto che abbiamo visto ma mai toccato, chi guida i movimenti del centro
motorio visto che non è conservato in memoria lo spazio strutturale?
La
risposta a questa domanda ci dà l’opportunità di chiarire le interrelazioni tra centro motorio, spazio operativo e
spazio semantico
Quando
tastiamo un oggetto eseguiamo dei piccoli movimenti delle dita che
corrispondono a momenti attenzionali. La risposta dei recettori sensoriali
guida i momenti attenzionali dello “spazio strutturale” nonché i momenti
attenzionali dello “spazio semantico”. I momenti attenzionali del sistema
semantico guidano i momenti attenzionali del sistema operativo. Quando
l’oggetto viene riconosciuto dal sistema semantico, i suoi momenti attenzionali
vengono fissati in memoria nello spazio strutturale. La memoria dell’oggetto
viene così conservata nell’attività di tre circuiti:
1)
movimenti
della mano
2)
sistema
operativo
3)
sistema
semantico
C’è
da chiedersi il perché di questa ridondanza. E’ ovvio che vi deve essere una
memoria specifica per i movimenti di qualsivoglia gruppo muscolare.
Fondamentale è anche una memoria semantica. Ci consente di riconoscere
l’oggetto con il tatto. Ma a cosa serve la memoria del sistema operativo (lo
spazio strutturale con i suoi tempi)?
Supponiamo
di dover riconoscere l’oggetto precedente con l’altra mano. Il sistema che
guida i movimenti di questa seconda mano a quale spazio fa riferimento? La
risposta è ovvia. Fa riferimento allo spazio operativo.
Esso
quindi funge da riferimento per qualsivoglia coordinazione di momenti
attenzionali finalizzati a quel movimento.
C’è
di più. Dal momento che tutti i sistemi sensoriali utilizzano la stessa
modalità operativa, l’oggetto conosciuto con la vista può essere riconosciuto
immediatamente al tatto.Infatti la percezione visiva e tattile utilizzano
circuiti diversi ma analoghi momenti attenzionali.
La
conferma di ciò viene da una particolare patologia parietale: l’atassia
ottica o incoordinazione visuomotoria I pazienti che ne sono affetti hanno difficoltà nell’integrare
l’informazione visiva sulla localizzazione dello stimolo con l’informazione
somatosensoriale riguardo alla posizione mano/braccio. Palesano chiara
difficoltà a dirigere la mano verso lo stimolo visivo ed a conformare la mano
alla forma dell’oggetto visto.[vii]
Tale
patologia si spiega in modo semplice supponendo che nella corteccia parietale
(solco interparietale) si attivi un centro motorio (spazio
strutturale) comune alla visione e al movimento mano/braccio.
L’atassia
ottica può essere lo spunto per trattare il modo in cui è ripartito, a livello
di neurostati, lo spazio nella corteccia parietale.
Questa patologia,
come del resto tutte le patologie cerebrali, presenta una doppia dissociazione.
Alcuni pazienti hanno difficoltà in ambedue le componenti il movimento e cioè
la fase prossimale (direzione del movimento) e quella distale (conformazione
della mano all’oggetto); altri pazienti eseguono bene la fase prossimale ed
hanno difficoltà in quella distale; altri ancora presentano problemi opposti
eseguendo bene la fase distale e male quella prossimale.
Ciò
fa pensare che due aree separate della corteccia parietale si occupano delle
due componenti. Dal momento che la corteccia parietale è la parte di un
circuito, è ovvio supporre che due circuiti diversi sono interessati ciascuno
ad una componente il movimento dell’arto nella prensione degli oggetti.
Ciò
che mi ha colpito maggiormente nello
studio della neuropsicologia è il numero alto delle doppie dissociazioni
presenti nelle varie patologie. Per esempio i disturbi causati dal disorientamento
visivo consistono nella difficoltà a valutare la distanza fra gli oggetti
(cioè quanto sono vicini o lontani in profondità) nonché nella difficoltà a
giudicare la loro localizzazione sul piano coronale (cioè a sinistra o a destra
dalla posizione del corpo). Anche in questo caso sono state trovate doppie
dissociazioni. [viii]Ciò fa
supporre che due circuiti diversi lavorano per realizzare questa funzione.
Considerando
il numero alto delle patologie parietali (si pensi anche ai numerosi disturbi
del linguaggio, del calcolo…) si può arguire che i sottocircuiti che
costituiscono il sistema dorsale sono centinaia.
La
frammentazione dell’attività cognitiva non è un handicap. Al contrario dal
momento che ciascun circuito agisce con modalità uguali, l’esperienza dell’uno
può trasferirsi nell’altro.
Il
fatto che la percezione ed il movimento ubbidiscano agli stessi principi
facilita enormemente il compito della mente. Supponiamo di dover fare un
qualsiasi movimento con la mano, per esempio disegnare un cerchio. Il centro
motorio che si attiva nella corteccia parietale viene revisionato continuamente
sulla base dei risultati ottenuti che consentono di monitorare il circuito. I
risultati, però, sono misurati dalla vista. La visione di un cerchio imperfetto
mi consente una correzione. Dal momento che il movimento oculomotore agisce in modo analogo al movimento del
braccio e della mano, è più facile effettuare una correzione.
Una
volta imparato un movimento (si pensi alla firma) che si concretizza in una
coordinazione motoria di un gruppo di muscoli, esso può essere ripetuto con un
gruppo di muscoli diverso ( firma su di un foglio e firma alla lavagna).
Imparare un nuovo movimento altro non è che coordinare tempi e spazi di uno
specifico circuito. Questa esperienza può essere sfruttata da circuiti
collaterali.
Supponiamo
di vedere un oggetto. Possiamo chiudere gli occhi e conformare le mani all’oggetto
visto anche se non lo abbiamo mai toccato. Si può realizzare l’esperienza
opposta. Tastare con le mani un oggetto sconosciuto e immaginare la sua forma a
livello visivo. Quando camminiamo, il sistema visivo e quello propriocettivo
interagiscono senza che ce ne rendiamo conto. Stiamo camminando su un
marciapiedi.Una macchina parcheggiata ostruisce il passaggio. Lo spazio per
passare viene misurato dalla vista e immediatamente ci rendiamo conto se il
nostro corpo ci passa senza strisciare il muro. L’informazione visiva viene
trasferita a livello propriocettivo e misuriamo col corpo lo spazio.
In
tal modo è possibile, usando circuiti diversi, vedere un oggetto ed immaginarlo
subito dopo. E’ possibile sognare ad occhi aperti e chiusi.
Abbiamo
illustrato in che modo i circuiti attenzionali integrano (costruendo uno spazio) le informazioni
sensoriali. Gli psicostati nascono da questa sintesi tra materia e forma.
C’è
da chiedersi se è possibile l’ipotesi della Scuola Operativa Italiana[ix]
che vede gli psicostati quali attività mentale pura e la sintesi tra psicostati
e informazioni sensoriali quali costituenti gli oggetti fisici.
Questa
tesi nasce dall’ovvia considerazione che moltissimi concetti non hanno alcunché
di fisico. Si pensi a verbi quali: essere, sconvolgere, pensare. Questo
si può spiegare con l’ipotesi che esiste un’attività mentale (attenzionale) pura,
che non si applica cioè ai dati sensoriali. Essa costruisce gli psicostati “astratti”.
L’applicazione dell’attività attenzionale ai dati sensoriali, integrando
materia e forma costituisce ciò che è fisico.
Io
ero partito da questa ipotesi, ma i dati neurofisiologici non la confermano.
Nel cervello ogni area sembra
funzionare come una elaborazione di dati sensoriali. E’ inconciliabile
con questa ipotesi, per esempio il fatto che la maggior parte (se non ricordo
male circa l’80%) del manto corticale nel
macaco svolge funzioni visive. Viene da pensare che il rimanente 20% sia correlato agli altri organi di senso. Il
cervelletto contiene più aree somatotopiche. Anche a livello subcorticale vi
sono rappresentazioni somatotopiche. Non c’è alcuna area che in modo diretto o
indiretto non sia collegata alla corteccia motrice primaria o a una delle
cortecce sensoriali primarie.
Scartata
l’ipotesi che esistano momenti attenzionali puri, bisogna capire come possa la
mente attraverso l’elaborazione di psicostati “fisici” costruire i pensieri.
Prima
di affrontare questa tematica è opportuno soffermarsi su una problematica
derivante dalla sola presenza di psicostati fisici. Essa è la seguente: se lo
psicostato è una sintesi tra materia e forma la sua natura
dipende da ambedue le componenti. Ebbene se appare plausibile che psicostati
visivi siano simili e si integrino (vedi atassia ottica) con quelli
somestetici, è inverosimile che ciò accada tra psicostati concernenti l’udito,
l’odorato e la vista. Infatti le informazioni sensoriali di queste tre modalità
sono notevolmente diverse le une dalle altre. Lo spazio strutturale di un suono
che integra il presenziato proveniente dalla corteccia uditiva primaria
differisce da quello spaziale o cinestetico. Ciò vuol dire che possiamo
misurare con la mano ciò che abbiamo misurato con la vista ma non ciò che
abbiamo misurato con l’udito.
I
blocchi
Immaginiamo
di muoverci a casa nostra e di voler raggiungere la credenza posta di fronte a
noi. In una frazione di secondo misuriamo con la vista la distanza che ci
separa da essa. I passi che noi muoviamo sono rapportati a questa distanza.
Questa esperienza ci insegna che gli psicostati possono essere uno il
riferimento dell’altro. D’altronde gli oggetti fisici che ci circondano sono
costituiti da figura e sfondo. In genere nessuno psicostato è percepito da
solo, c’è sempre un sistema di riferimento.Il pavimento, la parete, la stanza.
Anche i suoni sono inseriti in uno spazio visivo o somatosensitiva; così pure
gli odori.
Questa
relazione interviene, tra l’altro, tutte levate che effettuiamo una misura. Per
esempio col metro misuriamo l’altezza di una persona.
Due
psicostati possono associarsi all’interno di un sistema di riferimento. Si
pensi ad una sedia ed ad un tavolo
all’interno di una stanza. Essi entrano in relazione di vicinanza.
Abbiamola relazione la sedia vicino al tavolo
Questo
costituisce un blocco, cioè una relazione significativa tra psicostati.
Il
riferimento ed il riferito possono anche essere i tempi. Per esempio avendo
come riferimento il tempo possiamo misurare la durata di un’azione; possiamo
stabilire ciò che accade prima rispetto a ciò che accade dopo
Il
significato di ogni blocco, semplice o complesso che sia, è dato dal sistema
semantico e quindi da ciò che percepiamo.
Il
punto fondamentale è il seguente. Partendo da questi due tipi di costrutti
(riferimento ed associazione) è possibile costruire la gamma quasi infinita dei
pensieri umani?
[i] G.E. Alexander e coll: The
prefrontal cortex: itsstructure, function and pathology. Amsterdam: elsevier, pp.119-146
[ii]G. Vaccarino: Prolegomeni", Vol. I, Società stampa sportiva, Roma,1997
[iii]Livingston M Hubel D (1988) Segregation of form,
color,movements, and depth: Anatomy, phisiology and perception. Science, 240:
740-749
[iv] Penfield W., Roberts L (1959),
Speech and brain-mechanisms, Princeton (NJ): Princeton university press
[v] Warrington, E. K, Taylor A. M.(1978) Two categorial stages of obiect recognition. Perception, 7, pp.695-705
[vi] Edoardo Bisiach: Negligenza spaziale unilaterale…Manuale di neuropsicologia pp. 638-661 Zanichelli 1996
[vii] R.A. McCarthy, E.K. Warrington: percezione dello spazio pp. 75-100 Neuropsicologia cognitiva Raffaello Cortina editore 1992
[viii] Holmes G. (1918) Disturbances of
visual orientation, Britisch journal of ophthalmology, 2, pp.449-468
[ix] S.
Ceccato:La mente vista da un cibernetico, ERI, Torino, 1972. Giuseppe Vaccarino: Scienza e semantica
costruttivista", Clup, Milano, 1988