Recenti scoperte a Ostia

Newly discovered features at Ostia - Satellite imagery courtesy of Digital Globe Inc
Newly discovered features at Ostia – Satellite imagery courtesy of Digital Globe Inc

Il MOOC sull’archeologia a Portus comprenderà alcune delle nostre scoperte più recenti presentate, negli ultimi giorni, dai mezzi di informazione internazionale come BBC News nel Regno Unito.

La recente scoperta di una zona fortificata dei magazzini nel lato settentrionale del Tevere ad Ostia, da parte del Portus Project e della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, rappresenta un importante progresso nella comprensione della relazione tra Portus e Ostia. I porti erano separati dall’Isola Sacra, un’isola che era delimitata dal Mar Tirreno a ovest, dal Tevere ad est e a sud, e da uno dei canali di Portus a nord. L’area è nota anche per il cimitero di età imperiale.  Già nel 2009, il Portus Project aveva scoperto un importante canale che collegava la parte settentrionale di Portus con la parte meridionale di Ostia. Inoltre, la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma ha recentemente scoperto e scavato due imbarcazioni romane vicino al punto in cui il canale sfociava nel Mar Tirreno. Tutti questi indizi identificano l’Isola Sacra come la chiave di lettura della comunicazione tra i due porti e ci può aiutare a capire la funzione di entrambi.

Recenti indagini archeologiche rivelano che Ostia Antica era molto più vasta di quanto finora ritenuto. Torri e magazzini, insieme alle mura di cinta finora mancanti, restituiscono agli studiosi la pianta integrale della città. Il percorso di conoscenza è iniziato nel 2007 a pochi chilometri dall’aereoporto internazionale Leonardo Da Vinci, quando una squadra di archeologi italiani e inglesi ha intrapreso prospezioni geofisiche nell’area che si estende fra gli antichi scali marittimi di Portus e di Ostia.

Le importanti scoperte sono il risultato di un impegno che ha visto lavorare insieme le autorità statali italiane, rappresentate da Angelo Pellegrino e Paola Germoni (Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma) e due università inglesi, rappresentate dai  professori Simon Keay (University of Southampton/British School at Rome) e Martin Millett (University of Cambridge). I quali, nell’ambito del Portus Project (www.portusproject.org), hanno diretto gli archeologi e i geofisici di comune accordo con la British School at Rome.

Ben nota ai tecnici, la magnetometria ha consentito di scansionare sistematicamente e velocemente il paesaggio grazie a strumenti di dimensioni contenute: con i quali i geofisici hanno verificato tutte le anomalie riscontrate nel paesaggio magnetico identificando le antiche mura sepolte, i tracciati stradali e tutte le altre strutture presenti nel sottosuolo.

La mappa che ne è scaturita è stata elaborata con un software specializzato che ha restituito immagini simili a quelle delle foto aeree, pronte a essere interpretate dagli archeologi.

L’area di studio, anche in antico, era nota come Isola Sacra e era delimitata da un grande canale che a nord portava all’approdo di Portus, mentre a sud e a est divideva la terraferma dalla foce del Tevere. A ovest, ovviamente, Isola Sacra confinava con il Mar Tirreno.

Nella parte meridionale di Isola Sacra l’indagine geofisica ha individuato una traccia molto chiara delle mura perimetrali di Ostia antica, che correvano per circa 540 metri da est a ovest, piegando poi verso sud in direzione del Tevere. Sulle mura si evidenziano sei grandi torri, a intervalli regolari, di 6 metri per 8. Tra il Tevere e le mura, area nota come Trastevere Ostiense, gli studiosi hanno individuato  almeno quattro grandi edifici. Tre dei quali presentano caratteristiche simili a quelle dei magazzini presenti nelle aree già scavate di Ostia, con una pianta di 83 metri per 75 per il più grande. Le rivelazioni dalle geoprospezioni sembrano confermare e richiamare le dimensioni di un grande magazzino scoperto nella stessa area dall’archeologo Fausto Zevi alla fine degli anni ’60.

Le misure sono tra le più grandi fra le strutture di Ostia antica, che conserva ampi edifici come il Piazzale delle Corporazioni (110x80m), il Foro (ca. 135×30) e i Grandi Horrea (85x125m).

Enorme il quarto edificio emerso dal panorama magnetometrico, con ca. 142 metri di lato per 110. Ancora ignota la funzione dello spazio che evidenzia file di colonne disposte sull’asse nord-sud.

Si tratta di risultati davvero eccezionali per la comprensione delle fasi romane di Ostia, perché per la prima volta si comprende che – nel 1° secolo avanti Cristo – le ultime mura costruite non terminavano sulla terraferma a sud del Tevere, bensì continuavano sulla sponda settentrionale. Non solo aumenta la porzione di città conosciuta e documentata ma diventa chiaro che il Tevere non chiudeva la città a nord, ma la divideva in due parti.

La presenza di grandi aree di stoccaggio nella parte di Ostia a nord del Tevere riapre il tema delle dimensioni degli scambi commerciali che si svolgevano sulle sponde del fiume nei primi due secoli del millennio. L’indagine geomagnetometrica, infatti, aumenta di circa il 50% lo spazio dedicato a depositi di merci: almeno 70.000 metri quadrati, con le ultime indicazioni che non mancheranno di influire sulla ricostruzione della topografia di una delle città romane più importanti del Mediterraneo.

L’individuazione fisica in Isola Sacra di un settore urbano riconducibile alla città ostiense, documenta con elementi reali e concreti la validità dell’attività di tutela della Soprintendenza, che fin dal 1960 (con Anton Luigi Pietrogrande) ha salvaguardato, mediante vincoli legislativi  e prescrizioni operative, un compendio territoriale riconosciuto allora, come oggi le prospezioni confermano, come precoce espansione insediativa indissolubilmente connessa ad Ostia.